Recensione di Camera Single

Camera Single, Chiara Sfregola, Ed. Leggereditore, pagg. 352

‘Non ti amo più’ arriva improvviso, feroce, deflagrante nella vita di Clorinda Baronciani, detta Linda, fatta fino a quel momento di biscotti bio, progetti di coppia e torte fatte in casa.

Tutto crolla, Margherita se ne va e non resta altro da fare che ricominciare da capo. Come? Con la fisioterapia del cuore. Non senza rabbia, pianti, Kleenex per terra e giornate in vestaglia a piedi nudi sul parquet, Linda intraprende un percorso fuori e dentro di sé, di conoscenza più profonda e di rinascita, che la porta a lasciare il Pigneto romano e a trasferirsi nella Roma più bohémienne del centro, assieme alla coinquilina storica, con una ”camera single” a disposizione (da cui il titolo del libro), ”dove tutto è troppo grande, persino per qualunque set di biancheria proveniente da casa della madre”.

Chiara Sfregola, autrice del romanzo, ci porta a seguire da vicino Linda nell’arco di 12 mesi, con una scrittura fluida, piacevole e giovanile, con occhio profondamente analitico, mai greve e giudicante, quanto piuttosto ironico e leggero. Ne emerge un quadro vivace di personagge, che si snodano attraverso le molteplici avventure e frequentazioni della protagonista, e che diventano lo strumento per presentare realtà parallele a quella eterosessuale ed eteronormata.

Conosciamo, pagina dopo pagina, lesbiche eteree o medusiane nel modo di sedurre, semplici e immediate oppure ricercate e snob, il gruppo delle amiche di Linda, le Lelle Ignoranti (con evidente rimando ad un celebre film di Özpetek), sempre presenti, chiassose, burine e di buon cuore, donne bisessuali prima e poliamorose poi come Indira. Conosciamo Cecile, che dichiarerà di sentirsi uomo, ma di non voler intraprendere nessun percorso di transizione (”Guardo Cecil, per me ancora la mia Cecile, che ho per tanto tempo scritto male e voluto bene. Adesso mi rivolgo a lui stando attenta come se portassi un uovo in tasca. Il discorso fluisce leggermente più lento, quei centesimi di secondo necessari a trovare il pronome giusto, a declinare correttamente gli aggettivi” […] ”Non so se sono profondamente radicale o terribilmente superficiale, ma se c’è una cosa che ho capito riguardo all’identità, non solo di genere, è che va bene tutto, basta che funzioni”).

Abbiamo anche coppie, come quella di Dina e Donna all’interno delle Lelle Ignoranti, che stanno tentando di avere un bambino, un po’ per piacere un po’ per dovere, essendo la coppia più duratura del gruppo in età da figli, e a tal proposito Chiara Sfregola, tramite la voce di Linda, ci regala spunti di riflessione intrisi di femminismo contemporaneo, con la voglia costante di scherzare, ma non troppo, su faccende che ormai ci riguardano da vicino (”Adesso vorrei fare coming out di nuovo e spiegare che effettivamente potrei non diventare mamma, ma perché non mi va, non perché non posso” […] ”Questa è la fine dell’adolescenza! Mi vedo piombata in un universo in cui la gente è felice perché il figlio ha fatto la cacca e te ne parla a tavola. Un mondo di merda, letteralmente” […] ” Non le sento più. Queste hanno già cominciato con le perle di saggezza da neo-madri. Sanno tutto loro, lo Spirito Santo non solo le ha messe incinta ma ha anche aperto le porte della percezione, due al prezzo di una”).

Al termine del romanzo, dopo un anno di ”recupero” nella camera single, Linda torna nella periferia da dove era partita, nella Roma Est con la Prenestina e la Tiburtina, forte a sufficienza per fare il grande passo con se stessa, andare a vivere per la primissima volta in una casa tutta per sé. È finito il tempo del sentirsi ”funambola” e solo di passaggio in un circo, ”perché il tempo è galantuomo sì, ma è soprattutto fisioterapista: bastano pochi mesi per iniziare a vedere le cose da un altro punto di vista”. Ed ora per Linda è tempo di consapevolezza e indipendenza.

Camera Single nasce nel 2014 come rubrica settimanale sul sito Lezpop.it, un piccolo cult LGBTQIA+ diventato successivamente romanzo, mantenendo il taglio fortemente episodico che caratterizzava i post scritti sul web. Si propone come un Bignami della cultura LGBTQIA+, che ben si adatta a varie tipologie di lettore, più o meno ferrate sull’argomento. Simpaticissima la trovata della scrittrice di proporre al termine del romanzo un Glossario, con una spiegazione veloce e precisa dei termini più usati dalla comunità (compreso il concetto di ”gay-radar”!). 

Consigliatissimo questo romanzo, per le risate e per l’ironia, e per ciò che lascia in eredità, tanto spessore spiegato con parole semplici e presentato in modo molto fruibile.

Ultima curiosità: in questo romanzo si pongono le basi per una riflessione femminista sull’argomento dell’unione civile tra donne (e della maternità), che verrà ripresa ed affrontata in modo più elaborato ed articolato in ”Signorina, memorie di una ragazza sposata”, sempre della stessa autrice, a partire dalla sua esperienza di donna, lesbica, femminista e moglie.

(recensione di Valeria Bonante, grafica di Martina Bonanno)