Recensione di The Danish Girl

Attenzione: il film è ambientato nel 1926, quando l’essere una persona transgender era ancora considerato un disturbo della personalità.

The Danish Girl è un film del 2015 diretto da Tom Hooper, tratto dall’omonimo romanzo di David Ebershoff e liberamente ispirato alla vita delle pittrici danesi Lili Elbe e Gerda Wegener.

Copenaghen, 1926, Einar Wegener è un pittore paesaggista di successo, e sua moglie Gerda una ritrattista. Durante la realizzazione di un ritratto per la sua amica e ballerina Ulla, Gerda chiede a Einar di fare da modello e di indossare un paio di calze da donna. Qualcosa scatta in lui, qualcosa che all’inizio non comprende bene, fino a quando, per gioco, decide di diventare Lili. 

Solo un gioco? Forse all’inizio; poi però qualcosa in Einar cambia, inizia a non sentirsi più sé stesso. Quella palude che spesso rappresenta nei suoi quadri e lui dice di avere dentro, è pronta a uscire.

Non comprende ciò che gli sta accadendo, crede che in lui esistano due personalità. Lili esce allo scoperto e con Gerda vanno alla festa degli artisti organizzata da Ulla. All’inizio Lili è imbarazzata, confusa, fino a quando incontra Henrik, che sa chi è Lili e la seduce. Ora la personalità di Lili prevale; Gerda capisce che qualcosa sta cambiando, ma non lascia solo suo marito e anzi, inizia a dipingere ritratti di lei, riscuotendo un grande successo, tale che decidono di trasferirsi a Parigi. Einar cerca di farsi aiutare dai medici, che vogliono “curarlo” e farlo tornare “normale”. Ma lui non vuole essere “normale”. Tenta un percorso psicologico che ha come unico risultato quello di fargli avere una diagnosi  di schizofrenia. Einar vuole essere Lili. Sente di voler iniziare il percorso che lo porterà a essere ciò che sente dentro: una donna. Si affida al dottor Warnekros, pioniere dell’intervento chirurgico di riassegnazione sessuale. Dopo il primo intervento Gerda e Lili vivono insieme. Lili cerca di ricominciare e trova lavoro in una profumeria sognando un uomo con cui passare il resto della vita. Gerda fa fatica ad accettare il cambiamento, e rifiuta il corteggiamento di un altro uomo.

Gerda dovrà dimostrare alla bigotta società dell’epoca che amare qualcun*, spesso, vuol dire lasciarl* liber*.

CONSIDERAZIONI

Un film che entra dentro lo spettatore con tutta la sua delicatezza e la sua drammaticità.

Una prova eccellente da parte del regista che realizza un film commovente, personale e toccante, ma anche poetico e suggestivo.

Compito assolutamente non facile quando si vuole raccontare una storia di vita intensa segnata da scelte difficili e sentimenti contrastanti con eleganza e dolcezza.

La dolcezza è quella di Lili quando timidamente inizia a immaginare il suo corpo femminile mettendo in risalto la sua nudità davanti allo specchio, nascondendo il pene e sfiorando il petto. La dolcezza è quella di Gerda che non abbandona Lili in questo percorso ma che sta sempre al suo fianco e soffre per lei, con lei.

Il personaggio di Lili è reso magistralmente da Eddie Redmayne, in ogni piccolo movimento, espressione del viso, del corpo, attraverso il sorriso.

Come non citare la presenza e il gioco superbo degli specchi che fanno sognare Lili quando tocca gli abiti femminili e li posa su di sé immaginandoli suoi come ha sempre sperato e saputo: tutto ciò attrae e attira lo spettatore in una sorta di vortice di emozioni.

Coloro che si sono occupati del make up e dei costumi hanno avuto un ruolo fondamentale nella produzione e nella resa finale di questa figura così fragile e determinata allo stesso tempo che si affida al puro sentimento e all’istinto mettendo da parte l’apparenza e inseguendo le sensazioni, i movimenti e i richiami della natura, la passione.

Questo conflitto tra interno ed esterno porta Lili a vivere un sentimento di depressione e disagio che la spinge verso una ricerca quasi violenta di sé stessa e una tremenda confusione emotiva. Una volta compresa la sua natura e il suo posto nel mondo, il suo coraggio e la sua intelligenza la sostengono nella scelta drammatica e rischiosa di cambiare per sempre il suo corpo attraverso la chirurgia.

Gerda emoziona nei panni di una donna forte e all’avanguardia, padrona del suo dolore e del suo amore per Einar e per Lili come due volti di una stessa passione.

The Danish Girl non è solo una storia d’amore e di amicizia intorno a un argomento legato alla sessualità ma è anche una riflessione sull’amore per sé stessi, molto più difficile da provare rispetto a quel sentimento che ci lega a un’altra persona, più o meno intensamente. Dell’altra persona si accettano infatti pregi e difetti mentre spesso è impossibile fare i conti con le proprie fragilità, paure e idee. Una piccola provocazione però va fatta: perché non dare il ruolo di Einar/Lili ad un* interprete transgender?

(recensione di Luca Goldone e Roberto Malara, grafica di Martina Bonanno)