Recensione di Weekend (2011)

È possibile innamorarsi in 2 giorni di un perfetto sconosciuto? È quello che scopriranno Glen (Chris New) e Russell (Tom Cullen). 

L’incipit è classico: un venerdì sera, un locale, 2 ragazzi, qualche drink, qualche canna di troppo, un gioco di sguardi e un risveglio a letto insieme. OK, grazie, ciao, ci sentiamo, ci scambiamo i numeri. La solita nottata senza futuro, giusto? E invece no, i due ragazzi iniziano a parlare, a raccontarsi, ad aprirsi l’uno con l’altro. Glen, che lavora “alla galleria in città” e registra su nastro le interviste del giorno dopo le notti di sesso, e Russell, un bagnino che fa fatica a dire al mondo di essere gay (lo sanno solo gli amici strettissimi), parlano, ridono, litigano, scherzano e si confrontano, in un crescendo di emozioni e sentimenti autentici. 

Glen decide di presentare Russell agli amici, una cosa che fa molto raramente; così Russell scopre (per fortuna, oppure no, decidete voi) che Glen ha avuto un grande amore travagliato, e che per la prima volta non ha fatto ascoltare il nastro alla sua migliore amica, perché “forse gli interessi” commenta lei.

Russell domenica va alla festa di compleanno della figlioccia, perché non portare Glen? Sarebbe troppo semplice. Infatti, Glen gli confessa che domenica partirà per gli Stati Uniti, e ci rimarrà per 2 anni per seguire un corso. Questa notizia pesa come un macigno su Russell. Può, conoscendolo  solo da 2 giorni, chiedergli di non partire? Glen può scegliere di restare per uno che conosce da 2 giorni?

E qui ci fermiamo, non vogliamo raccontarvi come andrà a finire. Guardate il film, e partecipate al Cineforum, dove potremo approfondire tutto quello che riguarda il film e le sue molteplici tematiche.

A nostro avviso il regista ha reso il film una sorta di spaccato di vita vissuta, senza filtri e senza artificiosità, con una connotazione quasi documentaristica.

Mette a nudo le personalità dei due protagonisti, scandagliando paure, dubbi, angosce, tratti di perspicacia, ma di spavalderia. 

Glen appare spavaldo, sicuro di sé ed orgoglioso della sua omosessualità: potrebbe apparire così un po’ superficiale, ma rimanendo pur sempre genuino con quella sua maschera di difesa; anche per lui, infatti, come per Russell, la percezione dell’essere gay scatena quella crisi d’identità, che si traduce nella consapevolezza che la società non ancora accetta l’essere, i sentimenti e comportamenti legati all’omosessualità.

Russell, invece, vive la sua omosessualità in tutt’altro modo: si tratta per lui di un percorso intimo e riservato, che ha bisogno di essere ancora scoperto, comunicato, fatto volare via con maggiore leggerezza, in quanto il ragazzo è ancora convinto di non poter manifestare in pubblico serenamente la sua “normale diversità”. 

I nostri protagonisti sono due uomini che affrontano la vita in modi diversi, ma entrambi cercano la stessa cosa: il loro posto nel mondo.

In tutto questo lo spettatore assiste ad una serie di dialoghi, sguardi, gesti, silenzi, confidenze reciproche e viene travolto da una carica emotiva, che difficilmente non riesce a toccare il cuore.

I due attori sono bravissimi e funzionano perfettamente insieme. È anche per merito della loro ottima intesa che le scene di sesso danno un’impressione di grande naturalezza. Già, perché il sesso nel film c’è, ma non è gratuito, mai, e non solo perché è seguito dalle coccole e da chiacchierate abbracciati ai cuscini, ma soprattutto perché in fondo è un’espressione di profonda ed amorevole tenerezza, che si legge nei sorrisi e negli occhi dei due ragazzi.

Un film che ci ha fatto riflettere, conoscere un tipo diverso di narrazione e sicuramente commuovere.

Curiosità

  • A cinque anni dalla sua uscita ufficiale, la Teodora Film annuncia la distribuzione del film (in lingua originale sottotitolato) nei cinema italiani per il 10 marzo 2016. Alla vigilia della sua uscita italiana, la Teodora Film rivela che il film esce in sole 10 sale – tutte al nord, tranne una a Roma – a causa del giudizio negativo assegnato dalla Commissione nazionale per la valutazione dei film della Conferenza Episcopale Italiana (che preclude molte sale del circuito d’essai, spesso gestite dalle parrocchie) che ha giudicato il film come “Sconsigliato/Non utilizzabile/Scabroso”, riconducendolo a due sole tematiche: droga e omosessualità. La critica e la stampa hanno valutato negativamente il giudizio e l’azione svolta dalla CEI, sostenendo che essa delinea una vera e propria «censura che sfugge al controllo dello Stato».
  • Il film è stato girato a Nottingham (Gran Bretagna)  in soli 17 giorni e con un budget molto ridotto.
  • Il regista, Andrew Haigh, ha esordito come sceneggiatore e dietro la macchina da presa nel 2003 con il cortometraggio Oil. Successivamente ha diretto altri tre cortometraggi due nel 2005, Cahuenga Blvd e Markings (quest’ultimo con gli attori Katelin Chesna e Brad William Henke), e uno nel 2009, Five Miles Out con Thomas Malone e Dakota Blue Richards. Andrew Haigh è apertamente gay e durante la sua carriera si è occupato principalmente di tematiche legate all’omosessualità. Nel 2009 ha diretto Greek Pete, il suo primo lungometraggio, presentato al London Lesbian & Gay Film Festival. Il film, ambientato a Londra e contenente scene di sesso esplicito, è incentrato sul tema della prostituzione omosessuale maschile

(recensione di Luca Goldone e Roberto Malara, grafica di Martina Bonanno)